La volontà di celebrare degnamente il cinquantesimo anniversario della nascita del nostro quartiere ci ha messi di fronte ad una sfida: riuscire a rendere un omaggio affettuoso, appassionato, ma anche “onesto” e, dunque, se necessario, critico, ad un luogo “speciale”, soggettivamente ed oggettivamente. Un omaggio che, per “amore di verità”, non nascondesse, per “troppo amore”, i disagi e le vicende drammatiche che lo hanno attraversato durante questi 50 anni, scenario locale della bellezza e della tragedia di una generazione e di un periodo storico, i cui slanci ideali, con le loro “ricadute” esistenziali (a volte sfociate nel disadattamento, se non nella follia), l’audacia e i conformismi, la vitalità creativa e la pulsione autodistruttiva o semplicemente “trasgressiva” (sfruttata proficuamente, attraverso il controllo del mercato delle droghe, da interessi in cui si son dati la mano, come è noto, mafia, neofascisti, apparati dello Stato e strategie “atlantiche”, supportati dal proibizionismo ipocrita di parte dell’opinione pubblica, che mal sopportavano, probabilmente, le lotte e il progresso sociale di quegli anni), la cui “grandezza e miseria”, insomma, vi hanno trovato ambientazione perfetta.
La sua estrema perifericità, l’inesistenza o la precarietà dei servizi e delle infrastrutture, che ne amplificavano l’isolamento suburbano e, d’altro canto, la sua configurazione e il suo colore peculiari, la relativa spaziosità delle abitazioni, la bellezza delle campagne in cui era immerso, che ne facevano territorio di gioco e di libertà per i bambini e di respiro domestico per le famiglie, si sono impressi nell’identità, rivendicata o sottaciuta, oltre che nei ricordi, dei suoi abitanti di più vecchia data, che, in quel miscuglio di fatti e invenzioni che è la memoria – e fatta una benevola tara dei toni elegiaci o apologetici con cui inevitabilmente si descrivono la propria infanzia e adolescenza – ne mettono sempre in risalto la “specialità”.
Una qualità “unica”, forse dovuta ad un genius loci, che continua ad essere percepita e “cantata” anche dai più giovani, nonostante il grande cambiamento intervenuto negli anni, soprattutto con la costruzione dei nuovi quartieri attorno, che hanno cancellato, con l’isolamento, anche la bella campagna e le colline circostanti: evidentemente, il “genio del luogo” e il genio di Luigi Moretti, l’artefice del progetto del quartiere, non lo hanno abbandonato!
Speriamo di essere riusciti almeno in parte nel nostro intento. In ogni caso, questo libro non avrebbe preso vita senza l’aiuto di alcune persone e istituzioni, che dobbiamo sinceramente ringraziare. Anzitutto, i residenti ed ex residenti del quartiere che hanno contribuito con i loro ricordi, fatti di parole e di immagini, a sostanziare il libro. Poi, le associazioni riunite nell’Associazione Decima 50, i cui componenti stanno donando mente, braccia e gambe alla progettazione e alla realizzazione non solo del libro ma del programma di manifestazioni che punteggeranno l’intero anno del Cinquantenario. Infine, ma non da ultimo, tutt’altro, il IX municipio, che con il suo sostegno ci ha permesso di concepire e portare a termine questo libro. Grazie anche a voi, per l’attenzione. E buona lettura.
Prefazione di Antonio Germani, curatore del libro per l’Associazione Decima 50.